martedì 12 luglio 2016

Federer moments

FEDERER MOMENTS


La copertina del libero Federer, perchè è il più grande
L’espressione Federer moments è stata coniata da David Foster Wallace per indicare gli attimi che seguono una prodezza di Roger in cui nello spettatore si fondono stupore e ammirazione, sorpresa e appagamento del gusto estetico. In questa sede, impiegheremo l’espressione Federer Moments con un’accezione leggermente diversa: proveremo a focalizzare alcune istantanee per evidenziare lati meno appariscenti del campione. Roba che magari un archivista finirebbe col trascurare e che invece costituisce testimonianza. Non ripercorreremo la saga di Wimbledon culminata con il record di vittorie, ma ci limiteremo a rivisitare l’evoluzione delle esultanze: dal ragazzino che nel 2003 corona il sogno adolescenziale sino all’uomo maturo che a 31 anni chiude il cerchio sbattendo la porta in faccia all’idolo di casa Andy Murray. Nel mezzo le rivalità con Andy Roddick e Rafa Nadal: Federer non è mai banale neppure negli attimi successivi al trionfo. Beato lui, ha avuto il privilegio di poter piangere più volte per la gioia di un successo che di delusione per una sconfitta, ma ha comunque assaporato il retrogusto amaro di arrivare a un passo dalle porte del paradiso tennistico ed essere respinto. Anche per questo, l’esternazione di giubilo si accompagna al rispetto dell’avversario: la conoscenza di ciò che si prova a doversi accontentare del trofeo per il finalista impedisce ogni slancio baccanale. Se Wimbledon ha scandito la sua carriera, le premiazioni servono a cristallizzare anche la maturazione dell’uomo divenuto nel frattempo marito, padre e icona globale del proprio sport.
Abbiamo poi voluto raccogliere alcuni dei commenti dedicati allo svizzero da altri grandi protagonisti del mondo delle racchette: non c’è un solo giocatore che abbia affrontato Federer che non lo incoroni come il più grande di sempre e anche tra i fuoriclasse del passato, l’ammirazione è pressoché totale. Infine, ci siamo voluto concedere una nota ironica per stilare una lista di 17 motivi semiseri che “rafforzano” la tesi per cui il volto del GOAT abbia un’impressionante somiglianza con il signore di Basilea.


 Capire Federer dalle esultanze di Wimbledon

Uno dei più grandi allenatori di pallavolo e straordinario conoscitore della psicologia umana applicata alla sport come Julio Velasco, ha ripetuto spesso di prestare attenzione a ciò che facevano gli schiacciatori. Non durante l’esecuzione del proprio gesto tecnico quanto nella reazione che manifestavano alla chiusura del punto. Era quella il termometro per capire se c’erano la giusta concentrazione e lo spirito di gruppo necessari per centrare l’obiettivo. Se si preoccupavano di disquisire con il palleggiatore sulla qualità della palla alzata, scattava la reazione del tecnico convinto che “il grande schiacciatore non commenta l’alzata. La risolve”. Come detto, questo libro non si propone di essere una biografia di Roger Federer e per questo abbiamo deciso di soffermarci su un dettaglio, su qualcosa che soffocato dalla morsa della cronaca rischia di sfuggire nell’imminenza di un grande evento. I successi di Federer sono legati soprattutto a Wimbledon e valutare come sia cambiato il  suo modo di esternare la gioia ci può svelare qualcosa di come è cresciuto nel cammino di una carriera lastricata d’oro.

Wimbledon 2003 Finale contro Mark Philippousis 7-6, 6-4, 6-2
E’ il momento della consacrazione. Federer non ha ancora compiuto 22 anni, eppure sembra che l’appuntamento con il primo titolo ai Championship sia stato già rimandato troppe volte. In finale è stato perfetto, abile a disinnescare il servizio esplosivo dell’australiano con la maggior completezza del proprio repertorio. Ma l’algido campione che conquista Londra senza una sbavatura lascia spazio nella premiazione al ragazzo che corona il proprio sogno. Nel discorso post partita, Roger prima fatica a mascherare il sorriso poi si scioglie in lacrime di gioia allorchè vuole ringraziare amici e parenti giunti dalla Svizzera per celebrarlo. E’ un momento epocale perché segna la maturazione caratteriale del fuoriclasse. Federer da ragazzino non era affatto posato. Sono note le sue intemperanze da junior e anche nei primi anni da pro si era fatto notare per la tendenza ad andare in escandescenza. Proprio, dopo uno di questi show, cominciò a riflettere su dove sarebbe arrivato continuando a comportarsi così. Risposta: da nessuna parte. E nei tornei successivi, non dare luogo a scenate diventa la priorità. E in effetti, il comportamento diventa da meditatore zen. Peccato, che con le intemperanze fosse svanita anche la capacità di combattere in campo. E allora come in una sintesi hegeliana dove la tesi consisteva nel non controllare la rabbia e l’antitesi si riverberava nell’annullamento di ogni spinta emotiva, Federer arriva alla soluzione. Gli scatti d’ira sono controproducenti ma la voglia di vincere non può essere annullata. Come si può perfezionare un dritto o il servizio, si può migliorare il proprio carattere smussando gli angoli e canalizzando le proprie ambizioni nella carica con cui affrontare partite e allenamenti. Il risultato è quello che ammiriamo da almeno una dozzina d’anni: un giocatore sportivo, non eccessivo ma che non si vergogna di esternare la propria gioia per una vittoria o la propria delusione per un trionfo mancato. In entrambi i casi con le lacrime.
Wimbledon 2004 Finale con Andy Roddick 4-6, 7-5, 7-6, 6-4
Vittoria con Roddick in quattro set e l’impressione che Federer abbia vinto giocando soltanto a tratti al proprio livello. A vederlo rotolarsi nell’erba, si è quasi sorpresi dell’esuberanza di chi, per tutta la partita, è talmente plastico nei movimenti da apparire irreale. Nel 2004 Federer ha la conferma di essere il migliore: può perdere una partita, ma dipende da lui. Se gioca sui suoi standard o anche una tacca sotto, la vittoria non gli può sfuggire. Aumenta la convinzione ma anche la pressione perché il tennis è l’unico sport che prevede l’eliminazione diretta sempre, tutti i turni, tutti i match. Non c’è la rassicurazione di una classifica da poter rimontare, non c’è appello. Se si è in giornata no, si è fuori anche se si è i migliori in assoluto. Anche per questo Federer non perde la meraviglia nel trionfare, incantato come un bambino che ha ottenuto il giocattolo che aspettava da tempo.

Wimbledon 2005: Finale con Andy Roddick 6-2, 7-6, 6-4
Se possibile, il successo è ancora più netto. La gioia è simile a dodici mesi prima, ma c’è un gesto ancora più cordiale nei confronti dell’americano a metà tra l’empatia di chi sa di aver infranto il sogno di qualcun altro e l’altezzosità di chi pensa: “Mi spiace, amico, ma sei nato nell’epoca sbagliata”. E Roddick lo riconoscerà: “Voi giornalisti parlate di rivalità. Ma quale rivalità ci può essere se vince sempre lui?”

Wimbledon 2006: Finale con Rafael Nadal 6-0, 7-6, 6-7, 6-3
E’ il primo capitolo della saga londinese tra i due grandi rivali. Quando Nadal manda a lato l’ultimo rovescio, Roger Federer sembra quasi sollevato. Le sue vittorie non fanno più notizia, in caso di sconfitta si griderebbe allo scandalo.. E per quanto Rafa dovesse ancora completare il processo di adattamento all’erba, la partita si era rivelata meno facile di quanto il primo set (un devastante 6-0 per l’elvetico) facesse attendere. Il saluto finale – cordiale come sempre tra i due campioni – sembra quasi un preludio alla rivincita. Nadal sa che il battesimo alla finale dei Championship è da archiviare positivamente, Federer è convinto che la prossima volta sarà ancora più dura.

Wimbledon 2007: Finale con Rafael Nadal 7-6, 4-6, 7-6, 2-6, 6-2
Uno smash appena appoggiato e il crollo a terra, felice ed esausto. Federer ha sempre sofferto Nadal e anche in questa finale spesso non è riuscito a smarcarsi dall’asfissiante diagonale, con il suo rovescio che faticava a contenere il vorticoso dritto del maiorchino. Ma alla fine è lui avere la meglio e vive il quinto successo a Londra come una liberazione. Ha respinto l’assalto di Rafa (almeno per ora), ha eguagliato il record di Borg di trionfi consecutivi e ha dimostrato di sapersi imporre anche quando la partita si trasforma in battaglia.

Wimbledon 2009: Vittoria con Roddick 5-7, 7-6, 7-6, 3-6, 16-14
Ci sono giocatori che hanno il rimpianto di concludere una carriera senza aver mai giocato la partita della vita. E poi ci sono quelli come Roddick che la partita della vita la giocano. E la perdono. E’ la terza volta che arriva alla finale e per la terza volta si deve arrendere a Roger: stavolta la dea della vittoria l’ha sedotto e abbandonato. L’americano ha fatto tutto ciò che poteva, compreso sistemare quel passante di rovescio che nelle passate occasioni si era rivelato il suo tallone d’Achille. Ma dopo cinque ore è Federer ad avere l’occasione di esultare. Sul campo si limita a un saltello, a una racchettata contro il nastro per stemperare la tensione e a qualche parola di conforto verso l’amico-rivale. Quello che è sfuggito alle telecamere lo ha raccontato lo stesso Roddick. Dopo il ritiro, l’americano ha intervistato Federer ed è tornato su quei momenti: “Non abbiamo più parlato della partita perché mi faceva troppo male ripensarci. Ma mi ricordo che mentre ero nella mia stanza tu hai chiesto al tuo team di non esultare, di non fare troppo rumore perché sapevi cosa stavo passando. Non sai quanto l’ho apprezzato”. “Avevo capito che in quel momento la tua delusione era più grande della mia gioia” la replica di Roger: ecco, senza andare a scomodare fisica e metafisica, religione e filosofia, per capire la grandezza di Federer come sportivo, questo episodio basta e avanza.

Wimbledon 2012: Vittoria con Murray 4-6, 7-5, 6-3, 6-4
Sul passante dello scozzese troppo lungo di una spanna, Federer può festeggiare il suo settimo Wimbledon. Si lascia cadere come al solito e si gode il successo. E’ visibilmente commosso ma trattiene le lacrime perché “avevo paure che le bambine si spaventassero vedendomi piangere”. È il successo della maturità che introduce la fase della carriera più serena di Roger. Dopo aver raggiunto Sampras (sette allori londinesi) non ha altri record da inseguire perché li ha battuti tutti. Non deve neanche rendere conto della rivalità con Nadal, logorato dagli sforzi fatti per insidiarne il regno. Non si preoccupa di macchiare le statistiche o di accusare talvolta qualche giornata storta che costa scivoloni contro giocatori decisamente inferiori. Perché continua? Più per emozione che per i numeri. Non gli serve aggiornare uno score personale e ancor meno ha bisogno di altre entrate economiche: si vuole godere fino in fondo l’emozione di spalti che acclamano il suo nome, l’adrenalina di giocarsi un quinto set di una finale. Vincere rimane l’obiettivo, ma può permettersi – adesso e finalmente – di perdere una partita senza che nessuno lo metta dietro la lavagna.

Il libro su Federer che spiega perchè è il goat

L'ebook Federer , perchè è il più grande è acquistabile su www.amazon.com a questo link (prezzo di 2 Euro con audiobook in omaggio!)
https://www.amazon.it/Roger-Federer-Perch%C3%A9-pi%C3%B9-grande-ebook/dp/B018KRSX9Y/ref=sr_1_16?ie=UTF8&qid=1468271907&sr=8-16&keywords=federer

Nessun commento:

Posta un commento